domenica 23 novembre 2014

L'incipit

Avete mai pensato ad una rivisitazione della Divina Commedia? Non necessariamente troppo moderna, applicando modifiche esagerate e fuori luogo, ma più semplicemente effettuando un'intrigante immersione nei pensieri e negli scritti del Sommo poeta, Dante Alighieri. In chiave del tutto originale, presi quasi da un’incomprensibile pazzia, ci facciamo autori di questa rilettura. Come ogni artista che si rispetti, anche noi abbiamo il nostro cavallo di battaglia; non pretendiamo Bucefalo di Alessandro Magno, ma almeno uno snello ronzino, il quale dovrà sopportare il peso del suo cavaliere: Don Chisciotte della Mancia, il folle e irrazionale eroe amante delle avventure dei cavalieri erranti, ideato dall’autore spagnolo Cervantes. 
L’accostamento tra le due opere, la Divina Commedia e Don Chisciotte, non è così folle come sembra: lo spagnolo, paragonando il suo tempo alle antiche vicende di prodi uomini, non ha più notizie di eroici cavalieri nel periodo in cui lui ha vissuto, e decide di trasformarsi in uno di loro. Come Don Chisciotte, anche Dante vuole ristabilire l’etica che l’uomo ha perso “nel mezzo del cammin di nostra vita”, attraverso il racconto di un’avventura nell’aldilà, quindi all’interno dell’animo umano, che porti alla salvezza divina.
Ciò di cui parleremo, dunque, è uno dei motivi ricorrenti per cui la letteratura esiste, cioè il cammino di purificazione dai peccati che innumerevoli autori, dal mitico Omero al razionale George Orwell, hanno tentato di percorrere, evidenziando gli epocali errori che gli uomini commettono sin dal loro primo passo sulla Terra.
L.C
L.V

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