domenica 12 aprile 2015

Take me to Love

Forse non è l’amore ad essere cieco, come sosteneva Shakespeare, bensì gli uomini che non lo sanno riconoscere. L’amore come lo conosciamo oggi, infatti, deriva dalla concezione imposta dal Cristianesimo, secondo cui l’amore è strettamente finalizzato alla procreazione. Per questo motivo, qualsiasi forma di amore “inutile”, ovvero che non permette all’uomo di riprodursi, venne considerata impura e ancora oggi malvista.
Take Me to Church” è una delle hit del momento, scritta e interpretata dall’irlandese Andrew Hozier.
       

Oltre ad aver raggiunto il successo mondiale (100 milioni di ascolti su Spotify e altrettante visualizzazioni su YouTube), la canzone ha saputo dare la giusta interpretazione a un tema assai delicato di questi tempi: la lotta contro le discriminazioni omofobe. “Credo che sia importante affermare ciò che riteniamo giusto, anche se a volte non è facile”, ha dichiarato Hozier in un’intervista. Un inno alla tolleranza e al rispetto che di questi tempi sono stati spazzati via dalle tante mentalità estremiste presenti nel mondo. Sì: “di questi tempi” credo sia una collocazione adeguata al fenomeno. Per una volta, noi “uomini del 2000” possiamo vantarci di essere ideologicamente più arretrati delle popolazioni precristiane.
Sono passati quarantadue anni da quando la APA (American Physical Association) ha riconosciuto che l’omosessualità non è una patologia psichiatrica come si credeva. 

Questa grande “scoperta” era già stata fatta dagli antichi greci e romani, i quali erano del tutto aperti a qualsiasi orientamento sessuale. In realtà, all’epoca, l’identità di genere non esisteva affatto. Allora non ci si doveva vergognare di rivelare la propria vera natura ai famigliari e amici, tantomeno di dover ricorrere agli psicologi. La pederastia, ovvero la relazione (non per forza amorosa) tra un adulto e un ragazzo, era all’ordine del giorno. Non si pensi all’antica Grecia come a una terra di pedofili a briglie sciolte! Innanzitutto, gli adulti, gli erastai, potevano corteggiare solo ragazzi adolescenti, quindi dai dodici anni in su. Inoltre, attraverso questa relazione, l’eromenos, ovvero il ragazzo, si arricchiva degli insegnamenti ricevuti dall’erastes, che comprendevano il senso civico, la cultura e l’amore. In cambio, il ragazzo si concedeva all’adulto finché, raggiunta la maggiore età, sarebbe diventato un erastes anche lui.
Più che l’antichità mi sembra di descrivere un mondo ideale, in cui non ci si deve nascondere perché diversi, perché innamorati. Sebbene nel corso dei secoli gli uomini si siano gradualmente discostati ideologicamente dalle Sacre Scritture, il diciottesimo versetto del Levitico sembra andare ancora oggi di moda: “Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio”. E fu così che gli omosessuali, che sono i primi a voler amare il loro prossimo come si deve, vennero condannati dal Cristianesimo.
Al Museo del Louvre è conservato un bellissimo vaso di epoca greca, raffigurante un uomo che bacia un ragazzo, probabilmente un suo discepolo.

A guardarlo oggi, attraverso la mentalità chiusa ancora molto diffusa, il vaso rappresenta la classica scena di cui molto spesso oggi sentiamo parlare: un pedofilo che abusa di un minore. Dieci anni di carcere e numerose sedute psichiatriche. Nell’ottica degli antichi greci, invece, attraverso quel bacio, l’erastes vuole trasmettere i suoi insegnamenti e le sue conoscenze al giovane uomo, il quale in cambio gli permette di assaporare la dolcezza della giovinezza perduta. 
Nel video di “Take Me to Church”, diretto da Brendan Canty, viene raccontata la storia d’amore di due ragazzi omosessuali, perseguitati da uno dei tanti gruppi omofobi presenti in Russia. Interamente girato in bianco e nero, il cortometraggio trasmette un messaggio universale: l’amore non ha colore né un’identità precisa. 
Si racconta che Gerone, il tiranno di Siracusa, innamoratosi del giovane Dailoco, commentò il fatto dicendo semplicemente: “È naturale che mi piaccia ciò che è bello”. Se l’amore è bello, ed è bello ciò che piace, perché ciò che piace non può essere amore?
L.C.

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